Le facce sono scritte. Anche le mani, dico e le nuvole, il manto delle tigri, la buccia dei fagioli e il salto dei tonni a pelo d’acqua è scrittura. (…) Le querce sono romanzi, i pini sono grammatiche, le viti sono salmi, i rampicanti proverbi, gli abeti sono arringhe difensive, i cipressi accuse, il rosmarino è una canzone, l’alloro è una profezia – Erri De Luca
Scriva, scriva! Vedrà come arriverà a vedersi intero! – Italo Svevo
La seconda via è l’analisi della scrittura e l’interpretazione dei messaggi in codice che la persona, scrivendo, lascia inconsciamente sul foglio. Questa via in cui l’osservazione della persona diventa estremamente raffinata, personalizzata e puntuale, consente di calare il tema emerso dall’osservazione precedente (la rabbia, nel caso dell’esempio), all’interno della sua individualità, della sua storia e della sua vita. Il messaggio diventa così e ancora di più, del tutto unico, personale, chiaro ed inequivocabile.
La scrittura (sia che si scriva una lettera, una lista per la spesa, degli appunti…) è il ritratto di ciò che siamo, parla del nostro carattere, del nostro vissuto, delle nostre attitudini, delle emozioni più profonde e spesso anche di ciò che abbiamo completamente rimosso.
Per il grafologo, entrare nel tessuto grafico è come entrare in un tempio dove sono raccolti e accantonati capolavori ignorati o dimenticati, talvolta coperti di polvere; da vicino si può vedere con chiarezza dove occorre ripulire, buttare, arieggiare, illuminare o riportare all’esterno, a nuova vita.
I segni impressi dalla penna sulla carta contengono miriadi di simboli che, decodificati e interpretati con metodo e sapienza, diventano tracce di possibili percorsi da intraprendere, ingredienti personali da combinare diversamente dal consueto, tasselli di un salvifico mandala.
La tessitura grafica racconta nel dettaglio ogni caratteristica della persona, le sue potenzialità, i suoi talenti, le fragilità, le attitudini, le contraddizioni, le difese, le zone d’ombra e le recondite motivazioni che sono alla base dei suoi comportamenti, delle reazioni, delle relazioni e delle scelte.
Nei disegni dei bambini, nei loro scarabocchi e scritture, sono presenti e ben riconoscibili i segni del carattere che si va strutturando, le tracce sofferenti dei bisogni inappagati e delle difficoltà, le sensazioni di pienezza, valore e possibilità o, al contrario, quelle di carenza, di fatica o di inferiorità.
Scritture e disegni spontanei, scarabocchi, arabeschi e tracciati si fanno così non solo indicatori di un carattere con i suoi pregi e difetti, ma narrazioni di contenuti profondi, contenitori di una saggezza molto più antica dell’età anagrafica, di suggerimenti preziosi da seguire, utili per non perdere di vista la rotta che potrà condurre ad una piena autorealizzazione e ad una vita di senso e di qualità.
L’espressione grafica rappresenta uno dei tanti linguaggi non verbali con cui la persona racconta inconsapevolmente di sé; allo stesso modo i tratti del suo viso, la struttura del suo corpo, la postura, la mimica, gli atteggiamenti che assume sono altrettanti indicatori di un’unica complessità, congruenti manifestazioni di una complessa unità dalle mille e diecimila sfaccettature.
Anche i sintomi e le malattie costituiscono un linguaggio non verbale squisitamente unico e personale e attraverso un’analisi grafologica, svolta con precisi presupposti e criteri, è possibile non solo risalire alle probabili cause e motivazioni del malessere fisico o psicologico, ma anche individuare importanti indicazioni riguardo alle vie da percorrere per rientrare nel proprio sentiero virtuoso e salutare, momentaneamente abbandonato.
Si giunge poi alla Terza Via che prevede il sostegno delicato e profondo dei Fiori di Bach.